09 Mar A tu per tu con… ELIA FAVERO
“A TU PER TU CON…” è un nuovo spazio di approfondimento a 360° con i protagonisti della nostra squadra!
Sogni, ricordi, aneddoti e curiosità per conoscere meglio chi, ogni domenica, ci fa tifare sempre più forte per la VIRTUS ROMANO!
Questa settimana la “RAFFICA DI DOMANDE” tocca a… ELIA FAVERO.
Quando sei nato e dove? 03.10.1991 a Castelfranco Veneto.
Ruolo? Portiere.
Qual è la partita che ricordi con più affetto e perché? È un ricordo un po’ triste. La partita dell’8 marzo 2015 contro il Rossano, ero sempre alla Virtus. Era mancata mia nonna Pierina, conosciuta da tutti come Ines, e tutti i miei compagni dopo il gol di Fiorese sono venuti ad abbracciarmi in porta. È un momento che conservo nel cuore.
Una parata che ricordi con particolare affetto? Quando giocavo alla Marosticense, in una partita contro il Rossano, ricordo una parata dell’ultimo minuto che ha salvato il risultato, stavamo vincendo 1-0. Tra l’altro quella era una partita in cui non mi avevano messo titolare subito, ma durante il riscaldamento l’altro portiere non era al massimo e così sono andato in porta io.
Se potessi rigiocare una partita, quale sarebbe e perché? Rigiocherei quella di quest’anno contro il Mottinello, perché personalmente io potevo fare meglio. Abbiamo preso gol all’ultimo minuto su una punizione. Quell’episodio mi ha lasciato l’amaro in bocca.
Come è nata in te la passione per il calcio? Mio papà Luciano è sempre stato in mezzo al calcio, giocava anche a Fonte, lui come difensore e mi ha trasmesso oltre che la passione per il calcio anche quella per la Juve.
Hai un giocatore a cui ti ispiri? Io da portiere dico Buffon, da sempre è il mio riferimento, come persona e come carisma, anche se magari tecnicamente non è un fenomeno.
Hai un soprannome? Mi chiamano Eli o Elio.
Qualche domanda sulla vita di spogliatoio. Chi è il più lento tra di voi a farsi la doccia? Alessandro Zen, senza dubbio.
Il tuo compagno più elegante, quello che ci tiene di più al look? Fiorese, Pupi ed anche Contro.
Il più casinista? Ne ho due: Emanuele Farina e Stefano Bizzotto.
Qual è il momento più importante legato al calcio e alla tua famiglia? Tanti anni fa, la finale provinciale dei Giovanissimi, una partita in cui tutta la mia famiglia è venuta a vedermi, mia mamma compresa. Mio papà e mia sorella vengono sempre a vedermi, ma questa è l’unica partita in cui ricordo sia venuta mia mamma. Un ricordo più recente, invece, è la finale di Coppa Italia dello scorso anno tra Juve e Milan, finita 4-0 per la Juve. Io ero allo stadio con la mia ragazza, mia sorella e mio fratello. Anche questo è un bel ricordo.
Qual è la scelta che rifaresti e quella che non rifaresti nel tuo percorso calcistico? Sinceramente non ci sono scelte che non rifarei. Quella invece che sono contento di aver fatto è quella di essere tornato qui alla Virtus, perché mi sento a casa, in famiglia. Sono sempre stato bene qui, mi sento a mio agio, non ci sono pressioni, la dirigenza ti lascia giocare tranquillamente.
Se non avessi fatto il calciatore, quale sport ti sarebbe piaciuto praticare? Mi piace la pallavolo.
Come ti vedi tra 10 anni e dove? Spero di giocare ancora, sarà dura. Mi piacerebbe, una volta che smetterò, fare il preparatore dei portieri, magari anche dei piccoli. A livello personale mi immagino con una bella famiglia, con dei bambini che giocano a calcio.