09 Mar Jasin Veliju, piccolo grande campione dentro e fuori dal campo
Questa settimana per la nostra rubrica dedicata al Settore Giovanile, parliamo di Jasin Veliju, classe 2008 (cat. Pulcini). Molto educato e rispettoso, incarna alla perfezione i canoni che vorremmo vedere nei nostri giovani calciatori. Tanta voglia di imparare, grande responsabilità, spirito di sacrificio: tre volte a settimana raggiunge il campo sportivo per gli allenamenti a piedi da Fellette, accompagnato dalla mamma, tanta è la volontà di crescere ed il senso del dovere. Le sue assenze si contano, forse, sulle dita di una mano. E alle spalle una famiglia dai sani principi, simbolo di una straordinaria integrazione con le tradizioni del nostro Belpaese.
Ci ha parlato di lui e di tutta la squadra, Marco Tona, istruttore Pulcini 2° anno.
Mister, quanto è importante avere un ragazzino come Jasin in squadra?
Jasin è un ragazzo che, grazie a tutte le sue qualità, è riuscito a migliorare moltissimo. Penso che per gli atteggiamenti che ha, sia durante gli allenamenti che nelle partite, possa davvero essere un esempio per tutti i suoi compagni. È un ragazzo che è portato sempre a dare una mano ai suoi compagni e che, si vede, ci tiene particolarmente al calcio. Da quando ha iniziato ad oggi, ha fatto dei miglioramenti incredibili e questo solo grazie all’impegno costante che ci mette nel fare le cose.
Che soddisfazione è per te, come allenatore, vedere un attaccamento del genere da parte di uno dei tuoi giocatori?
È assolutamente gratificante. Questo comunque, ci tengo a sottolinearlo, non è solo l’atteggiamento di un singolo giocatore, ma lo spirito che accomuna tutta la squadra. Mi rende molto orgoglioso, perché significa che quello che sto cercando di trasmettere loro riescono a percepirlo. È un buon auspicio per il futuro e mi auguro vada sempre meglio.
Qual è la cosa che cerchi maggiormente di trasmettere ai tuoi ragazzi?
Principalmente il valore del gruppo, l’importanza dello spogliatoio e della squadra. E poi che il lavoro e l’impegno pagano sempre. Se si lavora bene durante la settimana, poi il sabato si gioca meglio e quindi bisogna sempre dare il massimo.
Quanto pensi che giocare a calcio possa aiutare i ragazzini di questa età?
Tantissimo. In questo periodo storico, dominato da pc, tablet, smartphone, credo che venire al campo e passare due ore con gli amici sia fondamentale per i ragazzi. Sarebbe bello potessero giocare ancora di più, come si faceva una volta, quando si passavano le giornate a calciare il pallone e non ipnotizzati dalla tecnologia.